Il Premio Burano 1946-56

Mostra permanente

La mostra si prefigge lo scopo di ripresentare all’attenzione degli studiosi e dei visitatori, per ordine cronologico, le 22 opere d’arte premiate e acquistate dal Comune di Venezia nelle quattro annate storiche del Premio Burano (1946-56): primissima esposizione di opere d’arte del dopoguerra intesa come omaggio alla Scuola di Burano (1910-12).
Si tratta, in sostanza, di 22 opere d’arte di artisti italiani (in prevalenza veneti, ma anche lombardi e romagnoli), per lo più di soggetto paesistico, dipinti ad olio, ma anche di alcune incisioni e disegni.
Era stato, infatti, nelle intenzioni di Rodolfo Pallucchini - direttore dal 1939 delle Belle Arti del Comune di Venezia - di promuovere questo Premio acquisendo le opere d’arte premiate con lo scopo di costituire una ‘pinacoteca di Burano’ quale omaggio alla Scuola pittorica che si era formata ed era fiorita su quell’isola trentacinque anni prima. La sede di questo singolare Museo avrebbe dovuto essere scelta nell’isola di Burano, ma negli anni seguenti la cosa non ebbe sèguito e ci si accontentò di custodire a Venezia, nei depositi del Museo Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, le opere che erano state premiate e le migliori fra quelle che erano state donate per il medesimo scopo, mentre altre che avevano partecipato alle stesse annate ‘storiche’ del Premio Burano vincendo premi minori, furono collocate negli ambienti della Scuola Media ‘Baldassarre Galuppi’ di Burano.
Le quattro annate ‘storiche’ del Premio Burano si svolsero in un clima difficile - non senza violente polemiche inscenate da artisti come Emilio Vedova - nel 1946, 1951, 1953 e nel 1956, in contemporanea con l’allestimento a Burano di una piccola mostra di opere d’arte ‘fuori concorso’. Nel 1956 la manifestazione fu tenuta in contemporanea con la XXVIII Biennale Internazionale d’Arte. Dopo di allora l’iniziativa non fu più ripetuta, ma si trasformò aprendosi ai cosiddetti artisti della domenica. Nel 1968 il titolo del premio cambiò in: ‘Piccolo Premio Burano di pittura per dilettanti’ e, dopo un tentativo di ripresa internazionale nel 1984, si ridusse definitivamente a semplice espressione di cultura locale con il Premio ‘Invito al Colore’.
Il Premio Burano (1946-56) nacque a Venezia contemporaneamente al ‘Premio La Colomba’ e al movimento ‘Fronte Nuovo delle Arti’ - entrambi sensibili alle nuove correnti dell’Astrattismo - allontanandosi progressivamente da quei soggetti che avevano costituito le tematiche tradizionali della Scuola di Burano. Tuttavia la vitalità dell’indirizzo artistico legato alla rappresentazione dell’ambiente lagunare veneziano a nord-est permaneva ancora negli anni ‘40 per merito di molti artisti e principalmente di Pio Semeghini. Ciò sembrava, quindi, garantire un certo favore nazionale per un Premio siffatto. Ci si accorgerà in seguito che promuovere ufficialmente il Premio Burano significherà accelerare e decretare la fine di quell’ultima generazione di artisti che facevano ancora parte di un movimento artistico spontaneo.

La Scuola di Burano era nata spontaneamente nell’omonima isola verso il 1910, come scelta individuale da parte di alcuni pittori di trascorrere l’estate lavorando insieme in un ambiente naturale e umano unico nel suo genere, lontano dalla città. Analogamente ai ‘pittori bretoni’ e ai ‘Venticinque della Campagna Romana’ essi si prefiggevano di rappresentare pittoricamente gli scorci e le vedute di Burano: isola eletta a modello di una vita libera e primordiale. La dislocazione isolata di Burano, rispetto a Venezia, e insieme centrale, rispetto all’arcipelago delle isole della Laguna nord, rendeva unico questo luogo caratterizzato dalla vivacità cromatica delle case e dal paesaggio delle barene che fioriscono nelle calde estati e, al mutare dell’ora, si velano per i riflessi dell’acqua e gli umori sciroccali del cielo. L’isola divenne, quindi, per alcuni decenni, la meta agognata delle vacanze solitarie di alcuni artisti alla ricerca di una nuova concentrazione creativa lontano dalle preoccupazioni quotidiane. Essi si riunivano, inizialmente, presso una vecchia osteria al Porto, non lontano dalla casa di Burano che il pittore trentino Umbertro Moggioli aveva comprato assieme alla moglie Anna. Era con loro il pittore veneziano Gino Rossi, mentre il milanese Luigi Scopinich aveva scelto di abitare un’altra casa nella vicina isola di Mazzorbo. Questo primo ritrovo conviviale di artisti cessò quando essi preferirono ridursi ed essere generosamente ospitati da Romano Barbaro nella sua centralissima ‘Trattoria alle tre Stelle con Orto’. Costui, favorendoli costantemente con la sua ospitalità ottenne dagli artisti una significativa serie di omaggi pittorici, improvvisandosi nel ruolo di intelligente imprenditore.
La nascita della Scuola di Burano - come ricorda Pio Semeghini in una intervista a Giuseppe Marchiori, nella quale il pittore lamenta di non essersi potuto associare nuovamente al gruppo per un suo impedimento - nacque nel 1910 per merito di Umberto Moggioli, al quale si aggiunsero, subito dopo, Gino Rossi, Luigi Scopinich, Ugo Valeri, Tullio Garbari, Jehudo Epstein e lo scultore Arturo Martini, oltre a Semeghini stesso. La fine di questa prima stagione del Movimento fu segnata dallo scoppio nel 1914 della Prima Guerra mondiale e dalla conseguente necessità per molti artisti di lasciare la loro tavoloza e i pennelli per arruolarsi e combattere al fronte. Dopo la fine della guerra la ripresa del Movimento fu molto faticosa a causa della morte prematura di Moggioli e Valeri, della malattia di Rossi e del crollo degli ideali in Luigi Scopinch. Mantenevano il ruolo iniziale di sostegno agli artisti alcuni storici dell’Arte e intellettuali come Nino Barbantini, Gino Damerini, Orio Vergani, il poeta Diego Valeri e Leonardo Borgese. Il pittore Pio Semeghini svolgeva ripetutamente il ruolo dell’animatore di ciò che restava della Scuola di Burano cercando, da un lato, un rapporto con il movimento del ‘Chiarismo’ lombardo impersonato da Umberto Lilloni, dall’altro con alcuni artisti romagnoli rappresentati, ad esempio da Leo Masinelli. In questo clima di difficoltà e di incertezze per la terza generazione dei pittori della Scuola di Burano, in una Italia semidistrutta e prostrata dalla Guerra, nasceva il 4 settembre 1946 il Premio Burano. Espressione e segnale insieme di questa crisi nonchè di nuove speranze di riscatto erano la ricchezza pecuniaria dei premi e il prestigio della giuria composta dall’anglista Carlo Izzo, Assessore al Turismo del Comune di Venezia, e dai critici d’Arte: Nino Barbantini, Silvio Branzi, Leonardo Borgese, Berto Morucchio e dai pittori giurati: Alessandro Pomi, Bruni Saetti e Felice Carena, quest’ultimo in sostituzione di Filippo De Pisis. Nelle tre edizioni successive del Premio Burano si sarebbero avvicendati altri nomi. Nel 1951 Nino Barbantini sarebbe stato affiancato da Orio Vergani e da Umbro Apollonio, mentre Felice Carena sarebbe stato coadiuvato da Pio Semeghini, Armando Pizzinato e Rino Villa. Nel 1953 il Premio Burano fu presieduto da Pietro Leonardi e la giuria composta dagli storici dell’Arte Francesco Arcangeli e Gian Alberto Dell’Acqua, con Guido Perocco segretario, e dai pittori giurati: Felice Carena, Virgilio Guidi, Bruno Saetti e Nino Springolo. Nel 1956, infine, la giuria del Premio Burano fu presieduta da Virgilio Guidi e composta dai critici e storici dell’Arte: Mauro Innocenti, Giuseppe Marchiori, Franco Russoli, Pietro Zampetti con Guido Perocco segretario, oltre che dal pittore Eugenio Da Venezia.
Nel 1984 al Premio Burano fu bandito un concorso libero, distinto in due sezioni, la prima intitolata: ‘Burano e la laguna’ e la seconda: ‘I valori dell’ambiente e e la loro interpretazione artistica’. La giuria fu composta dal presidente Maurizio Calvesi, coadiuvato da Guido Perocco e Paolo Rizzi.

E.M.